Il fascismo


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Il fascismo

Storia

Le conseguenze della prima guerra mondiale e la nascita del fascismo.

Economicamente l'Italia aveva spese altissime e un debito pubblico elevato; ciò portò alla svalutazione della lira e a un rincaro dei generi importati dall'estero: carbone, petrolio e grano dato che la mobilitazione aveva portato al fronte soprattutto contadini abbassando notevolmente la produzione. Aumentò l'inflazione che colpì soprattutto i ceti medi: questi erano sempre più vicini per condizione ai proletari (che avevano limitato i danni grazie ai sindacati) da cui si sentivano ideologicamente lontani.
A sempre più lavoratori i sindacati non bastavano: serpeggiava l'idea della rivoluzione socialista soprattutto perché il governo esitava a distribuire ai contadini le terre promesse. I contadini occuparono le terre in varie regioni, per lo più senza un'organizzazione. Nel 1919 nasce il Partito popolare italiano (PPI) con cui ritornarono i cattolici sulla scena politica italiana. Per evitare tale pericolo i cattolici, autorizzati dal Vaticano, costituirono il loro partito.

Gli operai furono affascinati dall'esempio russo, esortavano alla calma e non la organizzavano. Nel settembre del 1920 gli operai metalmeccanici occuparono 300 aziende dell'Italia settentrionale in risposta alla serrata attuata dall'Alfa Romeo: il partito negò ogni intento politico e la borghesia tornò a temere la minaccia rossa. I lavoratori uscirono disorientati , la rabbia della borghesia per questi fatti aumentò per le riforme promosse da Giolitti: egli mantenne una posizione neutrale di fronte all'occupazione delle fabbriche, fece intervenire l'esercito a Fiume e abolì il prezzo politico del pane, introducendo alcune riforme: la nominatività dei titoli azionari e l'aumento della tassa di secessione: ciò fece crescere il rancore della borghesia.

Nel 1921 alle elezioni politiche anticipate Giolitti formò il Blocco Nazionale, unendo in una lista liberale i nazionalisti (anche alcuni fascisti) cercando di mantenere una forza conservatrice che annullasse i socialisti, moderando allo stesso tempo il partito fascista. Il Psi ottenne la maggioranza: Giolitti non riuscì a impedire la minaccia socialista e nello stesso tempo diede legittimità al fascismo.

Scoppiata la guerra il PSI si schierò contro l'intervento mentre Mussolini fondò "Il Popolo d'Italia" e si schierò per l'intervento, facendosi espellere dal partito. Tenne una linea politica del tutto nuova: si riallacciò all'idea di nazione prima disprezzata, capì dopo la sconfitta di Caporetto che la lotta di classe avrebbe portato al danneggiamento dello stato e l'esperienza Russa che causò miseria e morte lo spinse ad abbandonare l'idea rivoluzionaria a favore della borghesia imprenditoriale.
Il 23 marzo 1919 Mussolini fondò a Milano i Fasci italiani di combattimenti, in opposizione sia allo stato liberale, sia al movimento socialista. Il programma fu esposto su "Il popolo d'Italia".

Questo movimento fondava i concetti di nazione e di socialismo finora incompatibili. All'inizio del 1920 questo movimento attraversò un momento di crisi: questo miscuglio di socialismo e nazionalismo non aveva ancora conquistato le masse. Nel 1921 l'Italia conobbe una lunga stagione di agitazioni socialiste: da qui il fascismo accentuò la connotazione nazionalista abbandonando quella di sinistra, alleandosi con la borghesia. Il partito passò all'azione.

Il fascismo strinse rapporti con i grandi agrari, desiderosi di vendicarsi dai disagi: fu finanziato dai grandi agrari e dal primo semestre del 1921 si organizzò in squadre d'azione che procedettero al metodico smantellamento dell'organizzazione politica e sindacale socialista (case del popolo, tipografie, sedi di riunione, uccidendo i dirigenti e le giunte rosse). La maggioranza dei membri di queste squadre erano persone del ceto medio che davano al fascismo una connotazione piccolo borghese: erano vittime dell'inflazione che, economicamente vicini al proletariato, avevano un gran desiderio di rivalsa. Erano per lo più giovani, spesso minorenni e vedevano le squadre come un'esperienza affascinante. I leader erano per lo più ex combattenti ufficiali. Grazie alla loro esperienza s'introdusse la violenza organizzata. Inoltre le camice nere vennero viste come alleati dalle forze dell'ordine che durante le aggressioni non intervennero a difesa dei socialisti, considerati come pericolosi sovversivi.

Nel 1921 il Fasci si riorganizzarono nel Partito nazionale fascista . Marcia su Roma: nel corso del 1922 Mussolini ottenne la fiducia di un numero crescente di membri dello stato, dell'esercito e del mondo economico: a tutti il fascismo parve come una sorta di cura necessaria capace di riportare l'ordine sociale. Tutti speravano di sfruttare il fascismo per i propri fini. Alla fine di ottobre del 1922 fu inscenata la Marcia su Roma: gli squadristi si accamparono in alcune località vicino alla capitale mentre nella maggior parte delle città italiane venivano occupate pacificamente le prefetture. Mussolini sapeva che il re stava ricevendo pressioni per formare un governo fascista nonostante la loro misera presenza parlamentare, evitando, di fatto, la risposta militare. Il re Vittorio Emanuele III non firmò lo stato d'assedio e il 29 ottobre 1922 conferì a Mussolini l'incarico di formare il nuovo governo.


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